lunedì 6 gennaio 2014

Remake di se stessi. Il volto di un'altra di Pappi Corsicato











Pappi Corsicato




Roberto Silvestri 

"La tua faccia ha stancato". Rifarsi. Fare il remake di se stessi. 
Pappi Corsicato, in concorso al Roma Film Festival nel novembre del 2012 con il suo quinto lungometraggio fiction, la commedia musicale  Il volto di un'altra, distribuito da Officine Ubu l'anno successivo, affronta con la solita ironia e complicità, ma lancia in resta, il mondo della chirurgia estetica e della plastica non solo facciale. Il film avrebbe conquistato tre candidature ai Nastri d'argento 2013 (soggetto Corsicato-Rametta; Laura Chiatti, attrice protagonista; costumi di Roberto Chiocchi), ma un incasso di soli 73 mila euro. 



Perché quella catastrofe al box office? Perché si tratta di una commedia indigesta e poco tipica, grondante citazioni d'arte (le fotografie Vogue di Steven Meisel, per esempio, Pazzi pupe e pillole...), di un film provocatorio e anomalo che molto deve alle performance facciali della truccatrice Lidia Minì.
Un «disordine ordinato», lo avrebbe intitolato Jerry Lewis, una torta deliziosa dalle 50 sfumature di rosa, dai piaceri schermici stratificati e ibridi, che solo il cineasta casertano sa adornare così, con ciliegine di musical. Utilizzando al massimo della forma le scene di Andrea Crisanti e Lily Pungitore.
Un «big carnival», set le valli del sud Tirolo, attorno alla deturpazione facciale di una superstar tv. Tutto il paese è in lacrime. 
Corsicato crea una colonna sonora (e una gestualità recitativa parabrechtiana) da film Disney di Robert Stevenson anni 60 che ha il compito di smuovere le immagini e alzare o abbassare l'ironia del racconto e la qualità della farsa (affidando alla suora Iaia Forte, in un ruolo da Kathleen Freeman). 
Ma Bella, l'adorata conduttrice di un mega show chirurgico, in crisi di ascolti, e René, suo marito, il primario di una super clinica di lusso sull'orlo del fallimento, capovolgono la situazione e trasformano quella faccia (non troppo sfasciata, in fondo) nell'occasione della vita. La bendano come fosse L'uomo invisibile, con la complicità di un operaio incazzoso e sindacalista stile racket (causò la tragedia), e ottengono dall'assicurazione 100 milioni di euro. Quando il tutto sarà scoperto e confessato in diretta tv, la cosa provocherà una reazione a dir poco elettrizzante per gli indici di ascolto. 



Nel paese di Dell'Utri, Briatore e Moggi sono strane le cose che capitano. Bello il film. Però. 
Il cinema italiano non riesce a uscire, come fosse ospite postumo dell'Angelo sterminatore, dall'incantesimo berlusconismo, sue origini, conseguenze e indelebile trauma collettivo. I programmi televisivi risucchia cervello che hanno aizzato alla grande caccia all'ultimo sangue di tutti contro tutti, aprono e chiudono ormai qualunque orizzonte produttivo. Siamo diventati un popolo di jene disgustose, opportuniste e ciniche, fisicamente e moralmente incurabili, basta osservare attentamente il nostro look, di dentro e di fuori. Già. Lo sappiamo. Ma il cinema non deve descrivere ciò che sappiamo già. Deve rovesciarlo. Poi, se c'è di mezzo la Rai, quella d'epoca Endemol, ancora non sciolta dal tecnico Monti, la cosa diventa ancora più grottesca, sia che si cofinanziano arty-movie di spolverato impianto tragicomico (Reality di Garrone) sia che si fiancheggi il duetto produttivo «Tilde Corsi-Gianni Romoli», in commedie cinefile più classiche come questa, tra «cool» e «camp», ma con devianti e blasfeme striature maniache: citando (con la collaborazione al copione di Monica Rametta) Yuzna più di Almodovar, e ancora Zemeckis, Delmer Davies, Carpenter, Frankenheimer di Seconds, tutto Wilder, da Non per soldi ma per denaro a Fedora, il Fellini anticlericale, ovviamente Jerry Lewis, Abel Ferrara e von Trier in parodia, Bambi e la pelliccia striata di Crudelia Demon, il romanzo estremo sulla chirurgia estetica di Vieri Razzini, John Waters e tutto il filone spazzatura adorato e ritoccato...). Romoli e Corsicato si sono divertiti (compromessi a parte, la croce?) contagiando gli attori Laura Chiatti e Alessandro Preziosi, i borghesi avidi (ma finalmente ben vestiti) e l'operaio Lino Guanciale (sindacalmente pare Ugl). Il tutto è circondato da montagne falliche e verdi collinette, omaggio a Russ Meyer più che alla concupita e straricca film commission alto-atesina. 

i primi 5 minuti del film: 
https://movieplayer.it/video/il-volto-di-un-altra-i-primi-cinque-minuti_13882/

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