venerdì 19 maggio 2017

Cannes 70. Il dolore del mare. Vanessa Redgrave regista



di Mariuccia Ciotta (*) 

Cannes 

Il foglio di carta dorata si accende di luce mentre plasma la sua forma, e fa da siparietto nel film d'esordio di Vanessa Redgrave, attrice, premio Oscar per Giulia di Fred Zinnemann ('71), attivista della sinistra laburista. Il titolo del film, Sea Sorrow (Il dolore del mare), è di Shakespeare, e lo pronuncia Prospero (Ralph Fiennes) nella Tempesta quando racconta alla figlia il naufragio in mare di un battello “così marcio che anche i topi lo hanno abbandonato”. Gommoni, barche, scialuppe in disfacimento pronte ad affondare, cariche di troppa gente. I profughi. 



Di questo si occupa Vanessa Redgrave, che, nata nel 1937, ricorda i bombardamenti di Londra e mostra le sue foto da bambina, estratte, sembra, da Pomi d'ottone e manici di scopa. Sì, perché Sea Sorrow (fuori concorso) passa in rassegna parole e occhi fondi di iracheni, afgani, siriani in cerca di asilo, ma soprattutto canta le lodi anti-Brexit dell'Inghilterra futura, generazione prossima. 
Una bambina dallo sguardo azzurro – non così bello come quello blu di Vanessa, la narratrice – ci fa sapere che dirà alla sua maestra di accogliere i piccoli profughi cacciati dalla Giungla di Calais.
Una specie di favola, rosa e dark. Anzi, dice la regista, sostenuta dal figlio produttore Carlo Nero (e dalle figlie Richardson) Sea Sorrow è un poema, meglio, un'elegia a più voci. I ricordi dei perseguitati del Novecento di ogni latitudine convergono... macerie allora e adesso. Un ragazzo afgano dalla faccia angelica rivolto alla telecamera racconta di come gli americani spararono alla testa prima della madre e poi del padre per farlo stare zitto. Lui, bambino, urlava.

Vanessa Redgrave, qui regista 
Al centro dell'obiettivo, però, non c'è il curdo-siriano Alan Kurdi, ma chi non impedì che morisse a tre anni “spiaggiato” sulle rive turistiche di Bodrum. Il film è un autoritratto del “senso comune”, degli smemorati che rifiutano l'accoglienza. Come allora, nel '38, quando il governo Chamberlain, ben disposto verso le richieste di Hitler, respinse gli ebrei in fuga.
Emma Thompson legge il Manchester Guardian, edizione del novembre 1938, dov'è pubblicata la lettera di Sylvia Pankhurst, leader femminista, figlia della famosa suffragetta Emmeline Pankhurst. La lettera chiede un po' più di umanità al governo Chamberlain, in particolare nei confronti di due sorelle ebree, studentesse di musica scampate al pogrom della Notte dei cristalli. Non toglieranno lavoro alle musiciste inglesi!
Lord Alf Dubs, scampato alla caccia dei nazisti, rifugiato ed esule a Londra 
La memoria si perde, e Vanessa la rincolla un pezzo alla volta, dà la parola a Lord Alf Dubs, anche lui un ragazzo del secolo scorso, salvato nel '39 dal Regno Unito insieme ad altri 10.000 minorenni, e ora a capo di una campagna per il visto, ottenuto, a favore di tremila bambini non accompagnati. La memoria ritrova Eleanor Roosevelt, in una delle sequenze storiche più emozionanti, mentre legge la Dichiarazione universale dei Diritti dell'uomo davanti al congresso americano nel 1948. Franklin Delano è morto tre anni prima, e lei è lì in controluce con Vanessa Redgrave nel manifesto di Sea Sorrow. Ricordatevi. Il foglio d'oro è il mantello che avvolge i profughi. 

(*) pubblicato su Alfabeta2 



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