domenica 15 maggio 2016

Brutte notizie dalla Russia integralista cristiana di Putin. Lo studente di Kirill Serebrennikov

Roberto Silvestri
CANNES

Un tempo in nome del libero pensiero si rompeva con scuola, famiglia e plumbea atmosfera repressiva circostante. Oggi avviene il contrario. I giovani che esigono ordine e tradizione non vengono più messi in grado di non nuocere, né dallo stato né dai coetanei. Un interessante film selezionato per Un Certain Regard, che sceglie lo stile del grottesco, e un tono molto poco realista, si occupa con una certa preoccupazione di questo rovesciamento di fronte.
Nel film russo “Lo studente” (o “il discepolo”, a seconda della traduzione americana o francese), ambientato sul mare, a Kalingrad Oblast, enclave transculturale, si scodellano almeno una trentina di citazioni bibliche, e neanche le più interessanti, con note a pié... schermo, per indicare ai profani se sono tratte dai vangeli di Marco, Luca, Matteo o Giovanni. Versetti decontestualizzati, utilizzati e sbandierati ad alta voce da Veniamin, detto Venya, un biondo liceale ariano, reazionario e in banale crisi mistica (l’attore è Petr Skvortsov, e riproduce alla perfezione le espressioni di un baccellone), per combattere, a casa, in classe e ovunque, antiche scemenze ariane antisemite, miti patriottici fondanti, come l’industralizzazione, e luoghi comuni mal interpretati come l’imbarbarimento della civiltà, l’apocalisse dello spirito (russo cristiano), “lo stato di cose vigenti”, il Potere e la sua ipocrita avidità materialista.
“Prendiamo esempio dai ragazzi che combattono nell’Isis e che non hanno paura di morire pur di difendere la Fede!” urla Venya, nell’unico momento internazionalista (anche se da internazionale nera) del film, seducendo un unico compagno di classe, lo sciancato, che si è perdutamente innamorato di lui (ricambiato nel profondo, ma, come sappiamo, non in superficie, perché sarebbe grave peccato), l’unico che Veniamin non dileggia per l’handicap (come a dire: c’è una profonda ostilità nell’animo russo a tutto ciò che è differente, estraneo….) ma solo perché ama schiavizzarlo e se non ci riuscirà, lo annienta.
Il mondo che circonda l’aggressivo Veniamin e finge di esserne scandalizzato, è tutt’altro che sordo però alle sue parole feroci e ai suoi gesti teatrali (che sono da espulsione immediata), perché è diceria comune che “la fede organizzata in chiesa e i lussi dei pope servono soprattutto per compiacere i disegni di Satana”…. L’insegnante laica di biologia (che verrà lasciata sola a combattere, perché ha un cognome ebreo) e un pope “moderato” (che poi per opportunismo fiacheggerà il ragazzo) cercano inutilmente di riportarlo alla ragione o alla ragionevole fede. Però, quando la Bibbia e il Corano sono abusati in modo letteralista, come facevano certi ribelli del ‘68 con il libretto rosso di Mao, ecco che chi ne abusa trova consenso, a differenza di quanto capitava ai filocinesi perché il loro libretto era difficilmente strumentalizzabile, proprio tra i peggiori nemici da combattere: i potenti, la preside, il pope, i guardiani, la maggior parte del corpo insegnante, e perfino i compagni di classe, tutti piuttosto acefali.
In fondo ogni dittatura che vuol tutelare solo un pugno di happy few (materiali o spirituali, come il Partito) ha bisogno di seguaci servili, di miti alienanti o mariani, di croci e simboli anche non uncinati da adorare, di repressione militare e corporale, di sessuofobia a manetta (e il ragazzo unto dal Signore pretende e ottiene che le compagne di classe non sfoggino all’ora di piscina, i loro succinti e diabolici bikini), orizzonti mistici, ordine maschilista da restaurare e di classe da rispettare.
Tre anni fa il presidente russo Putin, rompendo per opportunismo con la separazione tra Stato e Chiesa, ha emanato una legge che rafforza l’educazione religiosa nelle scuole (la scelta è tra sei religioni, ma quella dominante è la cristiana ortodossa, agnisticismo e ateismo sono esclusi, forse perché hanno già dato?). E sappiamo come sono finite le Pussy Girls e chiunque a scuola non metta sullo stesso piano in modo che se discuta creazionismo e evoluzionismo, fascismo e comunismo. Un bel regalo agli stati confessionali e autoritari, dai wahabiti del petrolio agli sciiti iraniani a Israele. Lo ha spiegato Willhelm Reich in “Psicologia di massa del fascismo”, quando Stalin dal 1930 ha congelato la Rivoluzione ha fermato per prima cosa l’autonomia e l’autodeterminazione delle donne, ricondotte alla patria potestà che tanto inebria non solo il talebano ma il maschio che ovunque ha perso la sua centralità. Lo stesso fa Putin, ex Kgb, con la democrazia rappresentativa, messa sotto tutela della Chiesa ortodossa. Uchenik, è l’opera quarta del russo Kirill Serebrennikov, che fu a Venezia nel 2012 con Betrayal tratta da un testo teatrale abbastanza dirompente, Marthyr, del tedesco Marius von Mayenburg, che non credo gironzoli troppo per i teatri russi.

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