martedì 11 giugno 2013

Gli Usa contro John Lennon. Versione a caratteri più grandi


di Roberto Silvestri



Altro che musicista «pazzo svitato»  plagiato da Yoko Ono o frontman «superstrafatto di eroina». Siamo alla macchina del fango e poi del piombo. Prove generali, Usa anni 1966-1976… Replica della caccia al rosso 1917-1921, quando si svezzo Edgar J. Hoover. 

Anche le due gloriose star del rock, Jimi Hendrix (soffocato a forza, e hanno messo in scena la più devastante overdose del secolo) e John Lennon, furono assassinate (direttamente o senza sporcarsi le mani) da Cia e Fbi, il primo a Londra il secondo a Manhattan, Central Park, come era successo prima a Martin Luther King, Fred Hampton e  Malcolm X e altri. Così ci raccontano gli studi più documentati in materia usciti negli ultimi anni. Ma. Perché?




Perché sediziosi. Pericolosi. Sovversivi e, in quanto amici stretti delle Pantere Nere, addirittura ‘probabili rivoluzionari’. I reazionari sanno misurare perfettamente il grado di purezza antisistemica e di pericolo per le istituzioni. 

In questo sono acuti quanto dei comunisti doc alle prese con gli eretici e con chi è più a sinistra di loro. Ma dispongono, in più, di quel controllo biopolitico sui ‘fuori di testa’ (fanatici fascisti, razzisti, fondamentalisti religiosi…) da caricare a distanza e lanciare verso l’obiettivo, non un minuto prima non un minuto dopo il necessario. Oswald, Ruby, perfino Osama non vi dicono niente? E, da noi, nel nostro piccolo, il nazi Insabato che tentò di far saltare in aria la sede storica del manifesto in via Tomacelli, Roma? Un film di Don Siegel, Telefon, aveva avuto il merito di raccontarci come si attivano a distanza i sicari inconsapevoli. Era il 1977, tre anni dopo le pistolettate dell’8 dicembre 1980. Basta utilizzare un passo di un poema di Robert Frost...
 
Il cinema indipendente nordamerciano racconta il complotto anti Lennon, oggi che i dossier top secret si sono democraticamente aperti. In pieno salutare boom del documentario (il successo di Contest è incontestabile), questo non fiction movie  (mica racconta balle) lanciato nel 2007 in Italia da una storica edizione di Bellaria (quella del tutto Pennebaker) esce di nuovo nelle sale il 17 giugno 2013 per iniziativa della distribuzione di Occhipinti, la Lucky Red.

Si tratta del militante, incalzante, lisergico e commuovente doc Usa contro John Lennon, di David Leaf e John Scheinfeld (sceneggiatore), che analizza la persecuzione e le minacce d'espulsione e di morte contro un idolo delle folle pacifiste, reo di essersi via via politicizzato, per natura prima (viene dalla classe operaia inglese e a scuola è già una peste), e, per colpa della guru Yoko Ono, militante del partito artistico radicale Fluxus, di essersi pure troppo radicalizzato...

La sequenza del rogo appiccato da Kkk e teocon Usa a dischi, foto e poster dei Beatles, colpevoli nel '66 di blasfemia perché Lennon aveva affermato in tv un'ovvietà: «i Beatles contano, oggi, più di Gesù per i kid britannici», è agghiacciante.

Così come interessante e compatto è il racconto del complotto di Edgar Hoover/Fbi e dell'ufficio immigrazione contro i «grandi nemici della democrazia americana», che, nel momento cruciale si strinsero attorno al candidato democratico McGovern per battere Nixon, e John Lennon e Yoko Ono per un attimo unificarono artisticamente un fronte radicale composito ed egemonico che andava da Bobby Seale delle Pantere Nere a John Sinclair delle Pantere bianche da Jerry Rubin e Abbie Hoffman, i leader yippies del movimento contro la guerra in Vietnam («Finito il flower power se ne fa un altro, purché la pace abbia una possibilità»), ai resti del Sds studentesco pronti a divaricarsi tra 'lunga marcia dentro le istituzioni' e attentati dinamitardi 'pacifisti'. 

Sappiamo come è andata a finire. Lennon perseguitato, minacciato di espulsione per vecchi precedent britannici di “droga” (canne) e poi ricattato e infine ucciso (chi ha pensato così di spegnerlo ed estinguerlo, però, si è sbagliato di grosso) forse per vendetta, perché il Vietnam era stato comunque liberato dai porci. Missione riuscita.

E' un copione che conosciamo benissimo. Durante tutti gli anni venti più o meno le stesse persone cercarono di escogitare dei sistemi 'legali' o non legali per rispedire a casa dall'acerrimo nemico Benito Mussolini Carlo Tresca, l'oratore anarchico e sublime organizzatore di scioperi sulmonese-newyorkese che era diventato leader del movimento antisistemico nell'era del jazz e oltre. Alla fine l'unico modo per zittirlo fu assassinarlo per mano di cosa Nostra, nel 1943, quando aveva compilato la bella lista dei fascistoni che si stavano riciclando in "democratici", a partire da Junio Valerio Borghese. La Mafia, se no, perché non viene annichilita?


Non sapevamo due cose, però, che impariamo dal film. Che Lennon, per evitare l'espulsione dal paese si arrese, abbassò la testa e non partecipò, per debolezza e codardia, alla mega «Woodstock politica» che avrebbe trascinato milioni di manifestanti a contestare la convenzione repubblicana e forse a battere Nixon (che avrebbe bombardato per 5 anni di seguito, e clandestinamente, senza mandato del Congrsso, Cambogia e Laos, anticipando Pol Pot anche nel numero delle vittime e aizzando ai massacri a venire khmer rossi). 

E che, se lo avesse fatto, sarebbe stato assassinato. Molto prima del 1980. Mitiche le sue conferenze stampa nel letto con Yoko, i bed-in (a cominciare da quello di Amsterdam), e indimenticabile quando, saggiamente, consiglia ai kid di non cadere nella megatrappola: «Il potere ti tira la barba e i capelli, ti dà i buffetti finché non reagisci. Perché quando reagisci con violenza, sa sempre come fotterti». 

Lo vediamo in Turchia in questi giorni. Attenti kids. Il documentario è stato trasmesso da Raiuno in chiaro il 15 giugno 2012 nel comodo orario delle 2.10 di note. Dura 99 minuti e include interventi e interviste (di) a Angela Davis, Tariq Ali, Mario Cuomo, Carl Berstein, Ron Kovic (Nato il 4 di luglio), Walter Cronkite, Stew Albert, David Peel, G. Gordon Liddy e Gore Vidal.


Nessun commento:

Posta un commento