domenica 4 settembre 2016

VENEZIA 73. L'età del ferro canterino. "Spira Mirabilis" di Massimo D'Anolfi e Martina Parenti







Roberto Silvestri
VENEZIA
Fuoco, terra, aria, acqua, terra, etere. Il cinema, presocratico ma anche quello “platonico”, si fa con gli elementi primordiali come attori che, come sappiamo bene in questi giorni di terremoti, guerre, tsunami, catastrofi ecologiche e buchi d'ozono, sono indocili a considerarsi “non protagonisti”. “Il fantastico nasce dal naturale”, direbbe Robert Bresson.
Primo film italiano in concorso, Spira Mirabilis non presuntuoso ma ambizioso, prova a collegare tutti questi elementi in una suite visiva che tende alla sinfonia, non proprio orecchiabile, magari post dodecafonica, a consonaza non garantita. Come se si dipingesse un murales sonoro con suoni “concreti”, vivi. Cinque storie parallele che si parlano, si intrecciano, si fondono. Eppure la geografia è “posteuclidea”. Kyoto/Shirahama, Parigi, Berna, Milano, Sud Dakota. Cosa mai possono avere in comune? 
Marina Vlady recita integralmente, non sempre fuori campo, il racconto di Borges L'immortale. Se nulla è reale e l'uomo è reale, l'uomo è nulla e dunque è immortale. I nativi Sioux raccontano la resistenza al materialismo volgare del popolo Lakota, da Wounded Knee a oggi: “vedi quella montagna, per noi quello è un Duomo sacro, sia gotico che barocco, sia postmoderno che neoclassico. Anche perché sotto vivono i corpi morti dei ribelli che lottarono per la nostra indipendenza”. Gli artigiani che tutelano il Duomo (gotico) di Milano riportano al bianco originale le statue deturpate dall'inquinamento. Le rendono eterne. 

la medusa eterna 
Lo scienziato-canterino Shin Kubota, stupisce i colleghi biologhi di tutto il mondo raccontando – e poi li fa ridere cantando – i miracoli di una medusa immortale, la turritopsis (immortale, a patto che un pesce non se la mangi) che ringiovanisce a cicli infiniti. Due musicisti sperimentali svizzeri, Feolix Rohner e Sabina Scharer, da trent'anni studiosi degli steel pan, come lo Hang e il Gubal caraibici, inventano, costruiscono e suonano strumenti di metallo dalle sonorità ancestrali capaci di scodellare ris
Un membro della tribù Oglala Sioux
onanze di Helmholtz tali da traghettare verso la vita umana i neonati ancora immersi nel torpore sordo non più che vegetale....
E' la prima vera sorpresa positiva del cartellone Spira Mirabilis. E' vero che si vende di più la narrativa, ma anche la saggistica ha la sua importanza, il suo fascino e scodella duelli altrettanto appassionanti tra buoni e cattivi. O, come in questo caso, tra l'uomo che si confronta con i suoi limiti e le sue aspirazioni. Con l'immortalità. Per un Lakota l'uomo immortale è l'uomo che cancella i segni della sua vita. Che fa il possibile per non farsi ricordare. E se gli riesce dimostra di essere stato un uomo buono. E' vero che viene ricordato, di generazione in generazione, Cavallo Pazzo, il condottiero immortale per il suo coraggio e la sua determinazione nel lottare i visi pallidi. Ma fu guerrigliero controvoglia. Il suo massimo desiderio era l'anonimato. La vita pacifica. Siamo agli antipodi dell'ossessione per la fama dell'Occidente. Per l'essere "vincenti". Per i 15 minuti di celebrità. Solo la non celebrità rende davveri eterni.
La storia del cinema ha emarginato via via il “film-saggio”. Non fosse per J.L. Godard, Chris Marker...Perché il giro d'affari è microscopico. Ma per i festivalieri non dovrebbe essere un problema. Non sono business-men. Però il popolo del Lido rimane un po' frastornato, quando l'azione non ingrana. O tarda a scattare. Qualcuno, pochi, lasciano la sala.

Martina Parenti e Massimo D'Anolfi
Massimo D'Anolfi e Martina Parenti, scoperti a Locarno, ci schockarono all'esordio, nel 2007, con I promessi sposi, un horror dove i mostri erano gli organizzatori del culto e del rito matrimoniale religioso. I loro film d'esplorazione clonano il brevetto “Errol Morris”. Nulle le indicazioni segnaletiche (come voce fuori campo o le didascalie) molte le sovrapposizioni d'immaginario enorme la responsabilità che si lascia allo spettatore per ricomporre il puzzle. Si arriva al concetto, al cuore magmatico di un film, senza mai partire da preconcetti, perfino quando oggetto d'analisi è un poligono di tiro radioattivo estremamente pericoloso per i sardi (Materia oscura, 2013). I loro film sono viaggio avventurosi. E come tutti le avventura esigono molta pazienza. Lunghe attese, prima del brivido. C'e chi considera però il metodo di indagine a coppia impossibile (Nanni Moretti per esempio). Tra i Coen e i Taviani, i Wachowski e gli Straub Huillet e i Gianikian e Ricci Lucchi, ci deve essere sempre uno che comanda! L'autore è uno solo, specialmente in un'arte così collettiva. Invece se D'Anolfi si occupa della forma visiva e Martina di quella sonora, infine a dirigere sono addirittura in tre lui, lei e la loro fusione/interferenza. Un colore ottico sovrimpresso a un timbo acustico, cosa produrranno. Lo saprete solo se andrete a vedere Spira mirabilis che ha portato finalmente la coppia (anche nella vita) nella competizione principale di un grande festival internazionale. E a Venezia un doc d'arte, addirittura italiano (anche se qui si coproduce con la Svizzera), può persino vincere.  

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