VENEZIA
Fuoco, terra, aria, acqua,
terra, etere. Il cinema, presocratico ma anche quello “platonico”,
si fa con gli elementi primordiali come attori che, come sappiamo
bene in questi giorni di terremoti, guerre, tsunami, catastrofi
ecologiche e buchi d'ozono, sono indocili a considerarsi “non
protagonisti”. “Il fantastico nasce dal naturale”, direbbe
Robert Bresson.
Primo film italiano in
concorso, Spira Mirabilis non
presuntuoso ma ambizioso, prova
a collegare tutti questi elementi in una suite visiva che tende alla sinfonia, non proprio orecchiabile,
magari post dodecafonica, a consonaza non garantita.
Come se si dipingesse un murales sonoro con suoni “concreti”,
vivi. Cinque storie parallele che si parlano, si intrecciano, si
fondono. Eppure la geografia è “posteuclidea”. Kyoto/Shirahama,
Parigi, Berna, Milano, Sud Dakota. Cosa mai possono avere in comune?
Marina Vlady recita integralmente, non sempre fuori campo, il
racconto di Borges L'immortale.
Se nulla è reale e l'uomo è reale, l'uomo è nulla e dunque è
immortale. I nativi Sioux raccontano la resistenza al materialismo
volgare del popolo Lakota, da Wounded Knee a oggi: “vedi quella
montagna, per noi quello è un Duomo sacro, sia gotico che barocco,
sia postmoderno che neoclassico. Anche perché sotto vivono i corpi
morti dei ribelli che lottarono per la nostra indipendenza”. Gli
artigiani che tutelano il Duomo (gotico) di Milano riportano al
bianco originale le statue deturpate dall'inquinamento. Le rendono
eterne.
Lo scienziato-canterino Shin Kubota, stupisce i colleghi
biologhi di tutto il mondo raccontando – e poi li fa ridere cantando – i miracoli di una medusa
immortale, la turritopsis (immortale, a patto che un pesce non se la
mangi) che ringiovanisce a cicli infiniti. Due musicisti sperimentali
svizzeri, Feolix Rohner e Sabina Scharer, da trent'anni studiosi
degli steel pan, come lo Hang e il Gubal caraibici, inventano,
costruiscono e suonano strumenti di metallo dalle sonorità
ancestrali capaci di scodellare ris
onanze di Helmholtz tali da
traghettare verso la vita umana i neonati ancora immersi nel torpore sordo non più che vegetale....
la medusa eterna |
Un membro della tribù Oglala Sioux |
E' la prima vera sorpresa
positiva del cartellone Spira Mirabilis. E' vero che si vende di più la narrativa,
ma anche la saggistica ha la sua importanza, il suo fascino e
scodella duelli altrettanto appassionanti tra buoni e cattivi. O,
come in questo caso, tra l'uomo che si confronta con i suoi limiti e
le sue aspirazioni. Con l'immortalità. Per un Lakota
l'uomo immortale è l'uomo che cancella i segni della sua vita. Che
fa il possibile per non farsi ricordare. E se gli riesce dimostra di
essere stato un uomo buono. E' vero che viene ricordato, di
generazione in generazione, Cavallo Pazzo, il condottiero immortale per il suo
coraggio e la sua determinazione nel lottare i visi pallidi. Ma fu guerrigliero controvoglia. Il suo massimo desiderio era l'anonimato. La vita
pacifica. Siamo agli antipodi dell'ossessione per la fama dell'Occidente. Per
l'essere "vincenti". Per i 15 minuti di celebrità. Solo la non
celebrità rende davveri eterni.
La storia del cinema ha
emarginato via via il “film-saggio”. Non fosse per J.L. Godard, Chris
Marker...Perché il giro d'affari è microscopico. Ma per i
festivalieri non dovrebbe essere un problema. Non sono business-men.
Però il popolo del Lido rimane un po' frastornato, quando l'azione
non ingrana. O tarda a scattare. Qualcuno, pochi, lasciano la sala.
Martina Parenti e Massimo D'Anolfi |
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