giovedì 8 settembre 2016

VENEZIA 73. Libera nos. L'esorcismo in diretta minuto per minuto. In concorso nella sezione Orizzonti

Roberto Silvestri



In questo nostro sud, ma non solo, visto che Francia e Spagna chiedono aiuto, e il Vaticano si sta dando molto da fare per accontentare tutti, sfornando professionisti, accadono cose davvero sorprendenti e diaboliche, che piacerebbero tanto a William Friedkin. Le ha scovate e riprese in un paesino sperduto Federica Di Giacomo in Libera nos, concepito e sceneggiato con un cultore dell'horror come Andrea Zvetkov Sanguigni, e con l'aiuto di immagini che non sono state realizzate al computer, come si potrebbe pensare, e lo testimoniano gli operatori dai nervi d'acciaio, Greta De Lazzaris e Carlo Sisalli. Si tratta delle sedute esorcistiche di padre Cataldo, uno dei venti preti guaritori dell'isola siciliana, che ha molto successo nella sua parrocchia, e ha molti pazienti e fan, di ogni sesso ed età, non necessariamente credenti, come un ragazzo ateo mezzo skin e mezzo punk che non riesce a trovare pace. Persone che fanno lunghe file di ore e a volte di giorni, in parrocchia, perché pensano di essere posseduti dal demonio e che solo Cataldo lo potrà cacciare dal loro corpo malato. Le crisi arrivano improvvisamente all'interno di una calma normalità. Ma è proprio quella calma normalità il problema. Emergono conflitti sessuali e familiari di impressionante gravità. E impressionanti sono le riprese. Gli occhi si sbiancano davvero, le convulsioni sono autentiche. Le bestemmie fioccano ogni volta che il sacerdote tira fuori il crocifisso o lancia le liberatorie frasi magiche in latino contro il Satanasso. La voce cambia come se ognuno avesse un microfono alla Carmelo Bene dentro la carotide. Un vero grande spettacolo della disperazione e della vibrazione muscolare quasi rock, anche se un po' troppo “di maniera”. Tutti infatti dicono le stesse cose, hanno gli stessi spasmi e si comportano e guariscono nello stesso modo. E il prete, anziano, che la sa lunga, è sempre troppo calmo, quasi sorridente, rilassato, non assume per niente il ruolo di combattente feroce che rischia qualcosa nel duello mefistofelico. Sarà la fede incrollabile. Ma è come se fosse routine. Lavoro quotidiano. Impeigatizio. Che ci vuole a tirare via un diavoletto da un corpicino di una bella adolescente bionda magari un po' troppo repressa sessualmente a casa? Anzi: meno male che c'è quell'intruso lì dentro. La cosa sembra dargli una certa soddisfazione “professionale”, come una conferma di identità. Infatti tutti questi pazienti esprimono il loro malessere psichico secondo modalità linguistiche e comportamentali così “aliene” che gli psichiatri non ritengono più il caso di loro competenza. Friedkin, in realtà, ha avuto tempo fa il permesso di riprendere, proprio nella città del Vaticano, alcune sedute esorcistiche di serie A perché il suo film era tanto piaciuto alle autorità cattoliche. E confermeranno sicuramente, le riprese di Friedkin, quando le vedremo, la veridicità di queste sedute shocking. Che affidano ai sacerdoti quello che il nostro servizio sanitario locali non sanno e non possono garantire. Almeno non ancora. Se le società nordico-protestanti non sono affette dagli stessi problemi di possessione forse dipende dalla minore repressione sessuale in famiglia e fuori, dal minore controllo della famiglia patriarcale, dalla sessuofobia meno malata e perversa, che distrugge ogni prospettiva di felicità, dei connazionali. Non a caso Alberto Sordi che la sapeva lunga intitolò il suo film in Svezia, un italiano nel paradiso dei sensi, proprio “Il diavolo”.          

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