Armando Crispino |
Si andava al cinema in quegli anni senza sapere bene quale film avremmo visto. Sulla base della bellezza del manifesto, la scelta. Ogni domenica una sorpresa in cinemascope e technicolor, in costume o senza. Francese? Americana? Italiana? boh!. A forte suspense o a imitar i divi, tra le frecce degli indiani o a goderci l'esposizione merceologica e tecnologica più avveniristica e mozzafiato di un James Bond o di un Marco Vicario. Sale affollate e fumogene. Ci si fidava sempre degli esercenti di periferia. Erano come noi.
Dentro, il cinema degli anni 60 e 70. Abitando a Cinecittà quel che si vedeva all'Atlantic, al Bristol, al Fulgor del Quadraro o nelle parrocchiali era intercambiabile e sembrava diretta emanazione degli studios lì vicino. Era proprio quel decennio, di grande felicità guerrigliera e voglia di cambiar tutto insieme, a creare capolavori, non viceversa. 007 e Ringo, Gassman erotico o Franco e Ciccio demenziali, Jerry Lewis o lo sfoggio di cromatismi che avrebbe contrassegnato l'epoca cool come quella del declino aureo di Hollywood, facevano parte di un unico magnifico spazio continuo pulsionale e ludico.
Adesso stiamo tornando indietro nel tempo e scopriamo i titoli e gli autori e i fuori schema di quel fantastico ventennio. Quentin Tarantino ci ha aiutato a farlo. Giuseppe Turroni, Teo Mora, Steve Della Casa e Marco Giusti ancora prima di lui. E' la grandiosa epoca del cinema bis. Molti di quei cineasti erano, se moderati, comunisti che magari poi stracciavano la tessera, dopo Berlino est e dopo Budapest, anche perché venivano appena tollerati, anzi maltrattati dai recensori dell'Unità e ignorati da Rinascita. Pensiamo a Matarazzo....Quasi mai (Liverani è l'eccezione), però, lasciavano l'estrema sinistra. Perché quando il Pci soggiornava nelle periferie proletarie conosceva bene le sofferenze ma anche i 'piaceri colpevoli' di quel pubblico. E era il cinema popolare a scalzarlo dalla fastidiosa posizione di pubblico per ridargli la cattiveria di essere classe antagonista. E senza maneggiare e conquistare il piacere colpevole non c'è né grande cinema né d'arte, né d'arte di vivere. Né grande politica.
Era il ventennio del binomio classe+partito, che per un attimo divenne perfino classe+partito dell'insurrezione. Uno di quei grandi cineasti "sconosciuti" dell'epoca, assieme a Umberto Lenzi, Piero Vivarelli, Giuliano Montaldo, Sergio Corbucci, Dario Argento, Giulio Questi, Sergio Sollima e decine di altri, era Armando Crispino. Torinese. Veniva dall'Unità. Dalle pagine dove aveva scritto di cinema Italo Calvino.
Il suo fantascientifico «Macchie
solari è uno dei 20 film "che dovete vedere assolutamente, ma che nessuno vi ha consigliato prima". Parola di Quentin Tarantino che nella lista lo ha messo in mezzo a: Sell-out di Peter Collinson ovvero La spia senza domani (1976), Pretty Maids All in a Row di Roger Vadim (1976), Machine Gun McCain di Giuliano Montaldo (1969), Chinese Hercules ovvero Tre colpi che frantumano di Ta Huang(1973), Revenge of the Cheerleaders, ovvero Pon pon n.2 di Richard Lerner (1976); Autopsy del 1975 (che è appunto il titolo americano di Macchie solari), The Girl from Starship Venus (1975), Policewoman di Lee Frost (1974), il britannico Twisted Nerve di Roy Boulting, ovvero in Italia I nervi a pezzi (1968) con Haley Mills, La novia ensagrentada di Vicente Aranda (1972), Punto zero di Richard Serafian (1971), The savage seven di Richard Rush (1968), Questo pazzo pazzo pazzo mondo di Stanley Kramer (1963), The inglorious Bastards di Enzo G. Castellari (1978), lo svedese They call her one eye (1974), Dark of the sun di Jack Cardiff (1968), Eyeballl di Umberto Lenzi (1975), Where eagles Dare (Dove osano le aquile, 1968), Rolling Thunder di John Flynn (1977), Coffy di Jack Hill.
Al più competente regista nordamericano di film italiani di genere maschile, femminile e artistico (assieme a Joe Dante e a Martin Scorsese) non potevano sfuggire nella lista Lenzi, Castellari, Montaldo e appunto Armando Crispino, di cui tutto il quartiere conosceva e ricordava Le piacevoli notti senza sapere chi lo aveva scritto e diretto e che invece era una sofisticata punta d'iceberg di una industria che fra il '65 e '75 è stata come non mai competitiva sul mercato mondiale dell'immaginario pop e pulp, maneggiando avventura, fantascienza, mitologico-catastrofico, western, horror, erotico e perfino blaxploitation.
Così affianca questa lucida intuizione una monografia appena uscita, Macchie
solari. Il cinema di Armando Crispino scritta con cura certosina - analizzando fotogramma dopo fotogramma i nove film realizzati dal cineasta torinese prematuramente scomparso - da Claudio Bartolini. Il libro verrà presentato questa sera alle 20 al cinema Trevi dall'autore, dal figlio di Armando Crispino, Francesco, anche lui critico, studioso di cinema e cineasta (suo un bellissimo documentario sul padre) e dalla critica Anna Maria Pasetti. Crispino è un sofisticato conoscitore di ogni zona dark del nostro cervello adibito ai piaceri schermici: la
commedia (Faccia da schiaffi e Le piacevoli notti ma anche
Frankenstein all'italiana) lo spaghetti western (John il Bastardo), lo spionistico-di guerra (Commandos, interpretato dal divo
americano Lee Van Cleef e co-sceneggiato da Dario Argento) all'erotico conventuale (La Badessa di Castro) fino al thriller, con
declinazioni psicologiche e atmosfere horror (L'etrusco uccide ancora).
Il programma della serata:
ore 17.00 Le piacevoli notti di Armando Crispino e Luciano Lucignani (1966, 118')
«3 episodi rinascimentali: donnaiolo riesce a concupire una donna con l'aiuto del marito; una donna chiede perdono per essersi lasciata andare; il finto papa Giulio II è smascherato e condannato. Il punto di partenza è Boccaccio che passa attraverso Steno, come sceneggiatore, Gassman, Tognazzi e la Lollo […]» (Morandini). «Per Crispino è finalmente giunto il momento del debutto nel lungometraggio, sebbene in una co-regia e con materiale narrativo non (ancora) del tutto originale, frutto della confluenza di innumerevoli idee precedenti» (Bartolini).
ore 19.10 Macchie solari di Armando Crispino (1975, 104')
Simona Sanna (Mimsy Farmer), laureanda in criminologia, fa una ricerca sulle differenze tra suicidi autentici e simulati. Ma ecco che viene a trovarsi lei stessa coinvolta in una serie di suicidi allarmanti. «Macchie solari è assurto nel tempo al rango di cult movie, in virtù di un indubbio fascino intrinseco e dell'entusiasmo manifestato nei suoi confronti da Quentin Tarantino e David Cronenberg. Se il primo è solito organizzare proiezioni private del film nella sua abitazione, il secondo ha dichiarato a più riprese di conoscerlo bene» (Bartolini).
ore 21.00 Incontro moderato da Anna Maria Pasetti con Claudio Bartolini, Francesco Crispino.
Nel corso dell'incontro verrà presentato il volume di Claudio Bartolini Macchie solari. Il cinemadi Armando Crispino (Bloodbuster Edizioni, 2013)
a seguire Commandos di Armando Crispino (1968, 118')
In Africa Settentrionale nel 1942 il possesso di un pozzo voleva dire, per uno dei due eserciti contrapposti, possibilità di manovra e supremazia sull'avversario. Questo lo avevano capito bene gli Alleati che organizzano un "commando" di italo-americani e lo inviano con tanto di divise e armi italiane, a sostituirsi ad un presidio dell'Asse. «Folle racconto di follia collettiva, Commandos rappresenta uno tra gli esiti più compiuti e maturi del macaroni combat, una variante (d'autore?) capace di nobilitare il genere e consegnarlo alla esegesi, tarantiniana e non» (Bartolini).
Ingresso gratuito
Francesco Crispino (a sinistra) |
Adesso stiamo tornando indietro nel tempo e scopriamo i titoli e gli autori e i fuori schema di quel fantastico ventennio. Quentin Tarantino ci ha aiutato a farlo. Giuseppe Turroni, Teo Mora, Steve Della Casa e Marco Giusti ancora prima di lui. E' la grandiosa epoca del cinema bis. Molti di quei cineasti erano, se moderati, comunisti che magari poi stracciavano la tessera, dopo Berlino est e dopo Budapest, anche perché venivano appena tollerati, anzi maltrattati dai recensori dell'Unità e ignorati da Rinascita. Pensiamo a Matarazzo....Quasi mai (Liverani è l'eccezione), però, lasciavano l'estrema sinistra. Perché quando il Pci soggiornava nelle periferie proletarie conosceva bene le sofferenze ma anche i 'piaceri colpevoli' di quel pubblico. E era il cinema popolare a scalzarlo dalla fastidiosa posizione di pubblico per ridargli la cattiveria di essere classe antagonista. E senza maneggiare e conquistare il piacere colpevole non c'è né grande cinema né d'arte, né d'arte di vivere. Né grande politica.
Era il ventennio del binomio classe+partito, che per un attimo divenne perfino classe+partito dell'insurrezione. Uno di quei grandi cineasti "sconosciuti" dell'epoca, assieme a Umberto Lenzi, Piero Vivarelli, Giuliano Montaldo, Sergio Corbucci, Dario Argento, Giulio Questi, Sergio Sollima e decine di altri, era Armando Crispino. Torinese. Veniva dall'Unità. Dalle pagine dove aveva scritto di cinema Italo Calvino.
Macchie solari |
Al più competente regista nordamericano di film italiani di genere maschile, femminile e artistico (assieme a Joe Dante e a Martin Scorsese) non potevano sfuggire nella lista Lenzi, Castellari, Montaldo e appunto Armando Crispino, di cui tutto il quartiere conosceva e ricordava Le piacevoli notti senza sapere chi lo aveva scritto e diretto e che invece era una sofisticata punta d'iceberg di una industria che fra il '65 e '75 è stata come non mai competitiva sul mercato mondiale dell'immaginario pop e pulp, maneggiando avventura, fantascienza, mitologico-catastrofico, western, horror, erotico e perfino blaxploitation.
Macchie solari |
Il programma della serata:
ore 17.00 Le piacevoli notti di Armando Crispino e Luciano Lucignani (1966, 118')
«3 episodi rinascimentali: donnaiolo riesce a concupire una donna con l'aiuto del marito; una donna chiede perdono per essersi lasciata andare; il finto papa Giulio II è smascherato e condannato. Il punto di partenza è Boccaccio che passa attraverso Steno, come sceneggiatore, Gassman, Tognazzi e la Lollo […]» (Morandini). «Per Crispino è finalmente giunto il momento del debutto nel lungometraggio, sebbene in una co-regia e con materiale narrativo non (ancora) del tutto originale, frutto della confluenza di innumerevoli idee precedenti» (Bartolini).
Autopsy è il titolo americano di Macchie solari |
Simona Sanna (Mimsy Farmer), laureanda in criminologia, fa una ricerca sulle differenze tra suicidi autentici e simulati. Ma ecco che viene a trovarsi lei stessa coinvolta in una serie di suicidi allarmanti. «Macchie solari è assurto nel tempo al rango di cult movie, in virtù di un indubbio fascino intrinseco e dell'entusiasmo manifestato nei suoi confronti da Quentin Tarantino e David Cronenberg. Se il primo è solito organizzare proiezioni private del film nella sua abitazione, il secondo ha dichiarato a più riprese di conoscerlo bene» (Bartolini).
Anna Maria Pasetti |
Nel corso dell'incontro verrà presentato il volume di Claudio Bartolini Macchie solari. Il cinemadi Armando Crispino (Bloodbuster Edizioni, 2013)
a seguire Commandos di Armando Crispino (1968, 118')
In Africa Settentrionale nel 1942 il possesso di un pozzo voleva dire, per uno dei due eserciti contrapposti, possibilità di manovra e supremazia sull'avversario. Questo lo avevano capito bene gli Alleati che organizzano un "commando" di italo-americani e lo inviano con tanto di divise e armi italiane, a sostituirsi ad un presidio dell'Asse. «Folle racconto di follia collettiva, Commandos rappresenta uno tra gli esiti più compiuti e maturi del macaroni combat, una variante (d'autore?) capace di nobilitare il genere e consegnarlo alla esegesi, tarantiniana e non» (Bartolini).
Ingresso gratuito
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