domenica 13 ottobre 2024
Mockery, un film dimenticato del 1927 con Lon Chaney sulla rivoluzione russa. Di Benjamin Christensen. E su Tcm, la tv cavo che non interrompe i film con gli spot
Roberto Silvestri
Non tutti i miliardari sono uguali.
Per esempio il canale televisivo via cavo indipendente del magnate di sinistra Ted Turner, Tcm, cioè Turner Classic Movies, che quest'anno festeggia i 30 anni di vita, non consente interruzioni pubblicitarie tranne, tra un film e l'altro del patrimonio Mgm di cui Turner è proprietario, qualche spot per promuovere i film e i cicli in programmazione, i tour turistici negli studi della Warner Bros (di cui si trasmettono non pochi e magnifici classici, soprattutto noir), una cantina di vini dalle etichette cinefile e il festival “live” che si svolge ogni anno (il prossimo è previsto dal 24 al 27 aprile 2025 al Chinese Theatre di Los Angeles, ma in questo caso gli abbonamenti sono salati, più del Cinema Ritrovato).
Il privato si comporta dunque, in rari momenti, meno commercialmente del pubblico, a volte, se pensiamo a come riducono oggi i film spezzati sadicamente anche su Rai Movie e su Rai 5 oltre che bromurizzati grazie alla legge Mammì...
A proposito di censura, per gli italiani in vacanza in Usa il canale è consigliabile anche perché trasmette 24 ore su 24, tra i tanti “classici”, film eccellenti mai arrivati sul nostro mercato soprattutto tra il 1948 e il 1962, perché considerati 'indigesti' dal Ccc (Centro cattolico cinematografico) e dai suoi bigotti e potenti inquisitori.
Inoltre i film Turner, organizzati in cicli (i muti, “gli stranieri”, per esempio Edward Yang o Ettore Scola; i noir, i documentari (ho visto “Hearths and Minds” di Peter Davis che vinse l'oscar nel 1975, festeggiando la fine dell'aggressione Usa in Vietnam e nel sudest asiatico, visto che è una lucida requisitoria contro il razzismo anti-gialli), gli “omaggi” a Richard Brooks, Paul Newman, John Ford, Bela Lugosi...) sono presentati con molta cura, esattezza e stringatezza da un pool di storici e critici multiculturali, tra i quali un rampollo della famiglia Mankiewicz, Ben (i film politici e gli “scary movies”). E poi Eddie Muller (i noir), Jacquelini Stewart (gli stranieri), Alicia Malone (i doc e i muti), Dave Karger (le star).
Una sera della settimana è dedicata ai “silent movies”, e proprio su Tcm è stato programmato qualche giorno fa Mockery (Presa in giro), un film nordamerano molto originale per tematiche e forma (nonostante le stroncature critiche d'epoca) e poco conosciuto in Italia, mai proiettato neanche alle Giornate del cinema muto di Pordenone. Girato nel 1927 è ambientato poco dopo la Rivoluzione d'Ottobre, durante la guerra civile tra bianchi zaristi e rossi bolscevichi. Non in Ucraina (dove mandammo pure noi truppe anticomuniste, e prima del fascismo, per poi affiancare i nazisti e Bandera anche tra il 1941 e il 1943), ma in una non troppo immaginaria Siberia orientale. Anzi proprio a Novokurst dove, proprio in queste settimane un milione di ettari della foresta (uno dei personaggi principali della prima metà del film) sono stati devastati dalle fiamme.
E' vero che i rivoluzionari sono descritti in Mockery come plebe selvaggia piuttosto grossolana, maschi baffuti e barbuti e materialisti e inguaribili maniaci sessuali, pronti a vendicarsi rozzamente delle secolari sevizie zariste sulle nobildonne indifese, mentre sull'eleganza delle truppe bianche e sulla loro nobiltà d'animo non si discute. Ma la “plebe selvaggia che insorge”, dai sanculotti in poi, quando mai e da chi viene descritta con garbo, simpatia e attenzione, cinema sovietico degli anni Venti a parte? Persino Wajda in Dantonne ha repulsione. Forse il melodramma non offrirà un'immagine autentica della rivoluzione in erba, come scrisse Photoplay.
Però chi viene colpito con maggiore ferocia dal film, quasi si fosse in sintonia con le fazioni trotskiste del Partito comunista sovietico in epoca post-Nep, è il “partito degli industriali”, simbolizzado da un profittatore di guerra Vladimir Gaidaroff, un borghese grasso, viscido, immondo e satollo. Il vero nemico insomma resta il capitalismo. E per un film hollywoodiano non è poco.
Inoltre, come omaggio a Eisenstein, in un rapido montage dedicato agli agit prop che aizzano l'Armata rossa alla soluzione finale, ecco le Clare Zetkin a guidare le masse. Donne scatenate. Ma.
Mockery è stato prodotto dalla major hollywoodiana Mgm. L'anticomunismo però non è accentuato come ci si aspetterebbe negli anni della “caccia ai rossi”. Per la Mgm, studio piuttosto conservatore, però, il film in effetti fu prodotto da un tedesco non qualunque: Erich Pommer (1889-1966), già responsabile per l'Ufa tedesca dei capolavori di Murnau L'ultima risata (1922) e Faust (1926) e di Fritz Lang, Metropolis (1927).
Dopo aver lasciato la Germania per dissidi amministrativi, Pommer(foto sotto) supervisionò per la Famous Players-Lasky Corporation (poi Paramount) due film di Pola Negri. Dal gennaio al novembre del 1927 passò alla Mgm, prima di tornare alla UFA, definitivamente abbandonata solo dopo che Hitler salì al potere.
L'argomento “Lenin” è sempre stato piuttosto delicato e in quel decennio si preferì evitarlo a Hollywood. Ecco il perché di un titolo così poco epico, anzi piuttosto sarcastico, che invita lo spettatore a concentrarsi su una ossessione privata, su una eccentrica passione folle d'amore, piuttosto che sullo scontro di classe che “sconvolse il mondo”. Sono le vittime, anche incolpevoli, degli eventi, non i soggetti attivi ma chi è ai bordi della Storia, i veri “eroi” di Mockery. In questo senso il film moderno che più ricorda Mockery, anche per la presenza, da protagonista, di un giovane alto ufficiale dell'Armata bianca, è quel capolavoro di ambiguità di Triplo agente – agente speciale, penultimo Rohmer (2004).
Il titolo originale di Presa in giro era il più serioso e ideologico Terrore. Ma fu successivamente modificato da Joseph Farnham (foto sotto), uno degli sceneggiatori della major, chiamati a tutelare l'ortodossia politica del progetto. Anche se non si era ancora costretti a rispettare le rigide regole del codice Hays di autocensura.
Pommer chiamò alla direzione il danese Benjamin Christensen (foto sotto), un regista eretico e fuori norma, autore in patria del cult movie muto, a lungo censurato in tutto il mondo, il documentario romanzato e fantasy “Haxan”, ovvero La stregoneria attraverso i secoli, sulla pesante interferenza del diavolo e delle streghe sulle nostre vite, dal Medioevo ai giorni nostri: individui di tutte le età, tra cui molte figure religiose, vivono in febbrile abbandono sotto l'influenza del diavolo... È l'opera per cui Christensen è ricordato. Qui è alla seconda firma americana dopo un debutto di successo, Devil's Circus (1926) con Norma Shearer e Charles Emmett Mack. Iniziato nel 1926 ma terminato nel 1929 è Mysterious Island, un film di fantascienza con Lionel Barrymore, ritardato a causa di problemi tecnici e per l'aggiunta di sequenze, e alla fine non accreditato a Christensen che abbandono Mgm e girò 4 film a basso budget con First National Pictures , tra i quali il thriller dark house Seven Footprints to Satan(1929), prima di rientrare in patria.
Per protagonista di Mockery il regista danese scelse un divo del muto, “l'uomo dai mille volti”, Lon Chaney, che nel 1927 interpretò altri 4 hit Mgm: Tell It To the Marines (è il burbero sergente dei marines), Mr. Wu (un vendicativo mandarino cinese), London After Midnight (l'ispettore di Scotland Yard travestito da vampiro) e The Unknow di Tod Browing: è il lanciatore di coltelli del circo che per conquistare la donna che ama follemente non esita a farsi tagliare le braccia, perché lei ha il terrore di essere toccata da mani virili. Fu sotto contratto da Louis B. Mayer tra il 1924 e il 1930, quando è morto a 47 anni.
Qui invece Chaney è il meno grottesco, spaventoso e repellente del solito, ma il più pulcioso Sergej, un contadino siberiano brutto, affamato, lento nel pensare, con il labbro leporino che però aiuta candidamente Tatiana Alexandrovna, bella, irresistibile e altezzosa contessa zarista (interpretata da Barbara Bedford, nella foto sotto) in missione spionistica e camuffata da contadina, a sopravvivere (almeno provvisoriamente) alla, per lei sciagurata, congiuntura. Le permette, a costo della vita, e subendo pestaggi e frustate immeritate, di attraversare un bosco pullulante di rivoluzionari feroci, e di sfuggire al “terrore rosso” fingendosi il marito della donna, entrando però via via in uno psicotico delirio di potenza: se la rivoluzione promette di rendere uguali aristocratici colti e profumati ed ex schiavi puzzolenti, perché Tatiana, che pure gli è grata, continua a trattarlo dall'alto in basso, invece di accettare se non il suo amore, almeno la sua amicizia tra pari?
Chaney era adorato dal pubblico, maschile e femminile, proprio perché rendeva i suoi potenti personaggi, anche se in genere spaventosi e repellenti, sinceramente, ardentemente, romanticamente (ma inutilmente) innamorati di irraggiungibili belle eroine che gli preferivano però bellezze ordinarie e sex appeal canonici come, in questo caso, il bel tenente zarista Dimitri (Ricardo Cortez, nella foto)). Insomma Sergei, sobillato da Ivan, il cuoco comunista di Novokursk, dove la coppia si è alla fine rifugiata (nella sontuosa dimora dei Gaidaroff, il profittatore di guerra, l'attore Mack Swain, e sua moglie) pretende il suo momento di gloria e, in nome dei principi d'Ottobre, vuole anche lui, come Dimitri, baciare “sua moglie” Tatiana. Il suo inseguimento mentre lei fugge terrorizzata è il momento clou del film. Lui espia questo comportamento morendo per proteggerla. La rivoluzione fa impazzire, promette potere a chi non sa cosa sia e non sa gestirlo. Bolscevichi a parte. O meglio, Lenin.
Variety sentenziò: “Lon Chaney viene sottoposto a una routine di smorfie orribili, ma anche questo suo lavoro è un fiasco, poiché riesce a malapena a raggiungere il feroce potere di caratterizzazione facciale che è spesso riuscito a trasmettere in altre produzioni... ". La rivista Photoplay non è d?accordo: “Questa star è l'unica che può interpretare dei gentiluomini stupidi senza sex appeal e suonare comunque il gong al botteghino”. Però il più prestigioso New York Times parla di una recitazione ma soprattutto di una narrazione “goffa, ottusa e, nel complesso, poco convincente”. Lo scrive Mordaunt Hall il 28 agosto 1927 nell'articolo “La presa in giro di Chaney è roba da poco”. E' proprio il lavoro di regia di Christensen (nello foto sotto sul set con Chaney), indocile al format hollywoodiano e che anzi “prende in giro” chi è ossessionato dal controllo etico-politico sul plot, disinteressandosi dello stile, e il suo è pure libertario. Questo irritò il critico ordinario che parlò di “amatorialità dello sviluppo”.
La sceneggiatura è di gruppo: oltre a Farnham, Bradley King, Benjamin Christensen e Stig Esbern, da un cui romanzo tutto è partito. Le scenografie sono di Cedric Gibbons e del russo-polacco Alexander Toluboff. Terza star, il divo 'latino' dell'epoca, Ricardo Cortez, una sorta di Rodolfo Valentino o di Ramon Novarro, che in realtà era il poco ispanico Jacob Krantz, attore austriaco della diaspora ebraica. Suo fratello Stanley Cortez, grande direttore della fotografia, lavorerà con Orson Welles in L'orgoglio degli Amberson.
Mockery fu girato tra il 19 maggio 1927 e il 27 giugno 1927, costò 187.000 dollari e incassò 751.000 dollari in tutto il mondo. Non proprio un fiasco, anche se Chaney aveva abituato a profitti stellari. Ma sparì presto dalla circolazione prima di essere miracolosamente ritrovato alla fine degli anni 70.
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