Mariuccia
Ciotta
E'
al centro dell'attenzione, e intorno a lui si catalizza la memoria,
spesso smemorata, della storia, non solo cinematografica. Il nome di
Walt Disney
affolla schermi e giornali in un revival trasversale sull'artista che
ha lasciato in eredità un immaginario persistente, di cui molti sono
debitori. “Tutto deriva da Disney. Noi non abbiamo mai fatto nulla.
Tutto era già stato inventato da Walt Disney” diceva Frank
Tashlin, scrittore, cartoonist, sceneggiatore, regista di Jerry
Lewis.
Un
bel target per vendere prodotti materiali e immateriali, e mettersi
in luce (riflessa).
Walt
Disney, il “commerciante della fantasia”, è richiamato in vita
sul mercato di persone e cose. Il merchandising della major fa leva
su brutti cartoon (Cars2,
Planes, The Brave, Frozen...)
targati Pixar/Disney, Meryl
Streep va in prima
pagina per le dichiarazioni sul “lato oscuro” del papà di
Mickey Mouse, e la pronipote Abigail
Disney le dà ragione
su facebook con conseguente visibilità internazionale per il suo
“coraggio” anti-famigliare.
Anche
il cinema si ricorda all'improvviso di Walt, su cui non è mai stato
prodotto un biopic, a parte quello “domestico” di Diane Disney
Miller. La major in più di quarant'anni non ha mai affrontato la
vita e l'opera del suo fondatore per evitare il rischio di rompere
l'immagine stereotipata di “zio Walt”, l'oca della uova d'oro.
In
uscita il 10 febbraio, tenuta in sala tre giorni nel circuito The
Space Cinema, Walt
Disney e l'Italia – Una storia
d'amore,
scritto e diretto da Marco Spagnoli, prodotto da The W.D. Company
Italia. Preludio a Savings
Mr. Banks di John
Lee Hancock (uscita, 20 febbraio), sulla scia del “caso Meryl
Streep”, e delle sue esternazioni anti-disneyani alla consegna del
premio a Emma Thompson, protagonista del film su Mary Poppins.
Julie Andrews in "Mary Poppins" |
Il
filo della “storia d'amore” intesse materiali di repertorio e
interviste a personaggi dello spettacolo sui rapporti di Walt con
l'Italia. Ottima scelta. Ma i filmati d'epoca sono scarsi, molti già
visti e rinunciano ad affrontare il perché dei viaggi di Disney
nell'Italia fascista, viaggi che alimentarono le polemiche sul Walt
di destra, presunto simpatizzante di Mussolini.
Il
documentario - narrato fuori campo del mitico Vincenzo Paperica,
ovvero Mollica – mostra i fotogrammi dell'ingresso a Cinecittà di
Walt e della moglie Lilly, accanto a Luigi Freddi, responsabile della
politica cinematografica del regime nonché fondatore di Cinecittà.
E'
il 1935, Walt e Lilly sono in vacanza in l'Europa per festeggiare il
decimo anniversario di matrimonio. La coppia attraversa Inghilterra,
Francia, Svizzera, Olanda e Italia. A Roma viene accolta da grandi
festeggiamenti per via della popolarità di Topolino (il primo
fumetto italiano esce nel '32) e ricevuta dalle autorità di
un'Italia ancora senza la faccia truce (“L'Italia di Mussolini era
tenuta in buona considerazione negli anni Venti e nei primi anni
Trenta”. J.B. Kaufman storico del cinema).
Manifesto del documentario scritto e diretto da Marco Spagnoli |
La
figlia Diane Disney, che allora aveva solo due anni, mi ha riferito i
ricordi della madre, secondo la quale lei e il marito non
incontrarono Mussolini ma Galeazzo Ciano, genero del Duce, all'epoca
ministro del Minculpop (ministero della cultura popolare) che sarà
giustiziato dal regime fascista per alto tradimento l'11 gennaio
1944.
Qualche
anno dopo, Lilly dirà a Diane di Ciano e dei suoi uomini: “E noi
che avevamo pensato che fossero così gentili!”.
Il
secondo viaggio di Disney in Italia è datato 8 agosto 1938, giorno
in cui la 6a Mostra di Venezia conferisce a Biancaneve
e i sette nani il
Grande trofeo d'arte della Biennale. In quell'occasione Walt conosce
Leni Riefenstahl, anche lei premiata dalla Mostra con la Coppa
Mussolini per Olympia. Un mese dopo, il 18 settembre, saranno
promulgate le leggi razziali. E negli anni successivi Disney
realizzerà i cortometraggi d'animazione contro Mussolini, Hitler e
Hirohito.
Tutto
questo sarà sembrato superfluo e poco glamour per la Disney Company
Italia che ha virato verso le dichiarazioni di esponenti dello
spettacolo “innamorati” dell'artista di Chicago, Enrico
Brignano, Fausto Brizzi, Fabiana Giacomotti, Lillo & Greg,
Micaela Ramazzotti, Riccardo Scamarcio, Elio Fiorucci, Luca Ward,
Edoardo Bennato etc.
Il
documentario si concentra sui fumetti di Topolino, che, come si sa,
non sono opera di Walt Disney, ma strisce popolate di personaggi
nati dalla matita di disegnatori italiani, innanzitutto Romano
Scarpa. In Usa a infoltire il pantheon topolinesco era stato Carl
Barks. Mentre Disney, divoratore di libri e arte europei, ha in
comune con l'Italia il burattino di Collodi (Pinocchio,
1939), e molto altro, architettura, pittura, musica, da Piranesi a
Ponchielli.
A
parte il celebre, godibile incontro di Mollica con Fellini, il
documentario ci offre una copia malridotta dell'intervista, anche
questa celebre, raccolta da Ettore della Giovanna nel '65 (si toccano
anche i viaggi del '51 e del '61), dove la traduzione italiana
dell'epoca fa dire a Disney che Biancaneve
è del '38 (data di uscita italiana) mentre è del '37.
Interessante, invece, lo stralcio dell'incontro del giornalista con
Umberto Eco (giovanissimo), Francesco Mander e Gianni Rodari.
Fulminante la fotografia di Charlie Chaplin con Walt Disney (legati
da un rapporto intenso).
La
libertà lasciata al regista dalla Company italiana sembra conforme
alle direttive della casa madre, e alla quale Diane Disney Miller si
è a lungo ribellata. Nel suo museo-biografia di San Francisco
figurano infatti i documenti e le immagini dello sciopero del 1941
agli Studi di Burbank, e i cortometraggi con Paperino anti-fascista e
anti-nazista prodotti durante la guerra. Argomenti tabù.
Tom Hanks è Walt Dsiney in "Saving Mr. Banks" |
Savings
Mr. Banks
richiama un altro episodio dell'opera Disney, la difficile e
ventennale trattativa con P.L. Travers, autrice australiana trapianta
in Inghilterra (aveva anche una casa a New York) per i diritti di
Mary Poppins.
La
scorbutica signora, interpretata da Emma Thompson, detestava i
cartoni animati e darà così il via al capolavoro a tecnica mista
del film diretto nel '64 da Robert Stevenson, decano dei titoli live
disneyani, tra i quali Zanna
gialla ('59), Un
professore tra le nuvole
('61), I figli del
Capitano Grant ('62).
L'esperienza
dei film con attori in carne e ossa era più che consolidata
(Pollyanna
è del '60) ma in Savings
Mr.Banks si dice che
per Walt (Tom Hanks) fu la prima volta.
Tanto
per aggiungere “emozione”.
Più
grave la sostituzione del primo personaggio Oswald the Lucky Rabbit
con Mickey Mouse, ma forse l'errore sta nel doppiaggio. Chi conosce
in Italia Oswald? La Company italiana certamente sì, e saprà anche
che l'episodio dello “scippo” di Oswald da parte del distributore
newyorkese Pat Powers ha segnato l'indipendenza creativa e produttiva
di Walt Disney.
Inoltre,
nel film di John Lee Hancock è completamente trascurato il lavoro di
Walt sul copione, i disegni animati, le musiche incantevoli dei
fratelli Sherman, la coreorafia, gli attori (scelse l'esordiente
Julie Andrews e Dick Van Dyke) di Mary
Poppins. Era un
artista, non un businessman.
Il
film si concentra sulla dispotica P.L. Travers, si direbbe un'acida
signorina agé (la scrittrice in realtà aveva un figlio) che Emma
Thompson esaspera leziosamente, poco aiutata dalla sceneggiatura che
la major ha preferito affidare a due autrici televisive del suo
vivaio, Kelly Marcel e Sue Smith, quando Hancock (autore di due film
“sportivi”, Un
sogno, una vittoria, sul baseball,
2002, e The Blind
Size, sul football,
2009) è il magnifico sceneggiatore di A
perfect world e di
Mezzanotte nel
giardino del bene e del male di
Clin Eastwood.
Tom
Hanks “travestito” da Walt è un personaggio quasi secondario,
appare ogni tanto benevole alle prove musicali di Richard (Jason
Schwartzman) e Robert (B. J. Novak) Sherman (morto nel 2012), i
geniali compositori di Supercalifragilistichespiralidoso,
cantato dal “soprano” Julie Andrews. Walt ogni tanto dà una
sbirciatina al copione di Don DaGradi (Bradley Whitford) in lotta
continua con la scrittrice capricciosa, sprezzante per lo stile
hollywoodiano di Burbank, zeppo di dolci gelatinosi e di Pluti e
Topolini giganti. Falso, Mary
Poppins è un film
tutto suo.
L'autista
eccentrico Ralph (Paul Giamatti) è più decisivo di Walt nel
rapporto con l'insopportabile Travers, che vieta il color rosso, i
baffi di Mr. Banks, pretende pinguini veri per il balletto, boccia
Dik Van Dyke ed esclude il musical per la sua Mary, la governante
volante.
L'andamento
da commedia spumeggiante è intercalato da un altro film, l'infanzia
di Travers, ancora sotto shock per la morte del padre alcolizzato
(Colin Farrell). Interminabili flash-back color seppia, paesaggi di
una campagna idillica, melensi quadretti familiari. Ma il segreto del
libro si cela proprio lì, nella figura di Travers Goff, tanto amato
dalla figlia che ne assumerà il nome. E' lui che bisogna salvare,
non i figli di George Banks, il banchiere gelido e perfetto. In una
delle più belle scene del film, Hanks/Disney seduce la scrittrice,
che per l'ennesima volta si rifiuta di cedere i diritti del suo
romanzo, svelandole la genesi psicanalitica di Mary
Poppins. Suo padre
sarà riabilitato. Aggiusterà l'aquilone lacerato dei suoi bambini,
diventerà “umano”.
Così
sarà ricordato il primo film su Walt Disney che in una sola “posa”
fa intravedere l'estasi, lo stato di trance in cui cadeva l'inventore
di mondi durante l'atto creativo.
Mowgli in "Il libro della giungla" |
Ps.
A proposito di Abigail Disney (figlia di Roy E. Disney, il cui padre
era Roy Oliver Disney, fratello di Walt) che ha fatto scalpore per
aver approvato le accuse di Meryl Streep.
Il
suo argomento chiave a sostegno del Disney “razzista” è Il
libro della giungla
('67, l'ultimo film d'animazione supervisionato ma non finito di
Walt, che morì nel '66).
Mowgli
non è un bianco anglosassone tra gli “orangutan che suonano e
cantano come musicisti neri” (Jacqueline Maloney di Harward), ma un
indiano dalla pelle scura (così come nel libro di Kipling). Disney
lo propone ai bambini americani come eroe nero al tempo delle
rivolte dei ghetti black.
L'orango King Louis in "Il libro della giungla"... |
.... e il suo modello italo-americano Louis Prima |
L'orango King Louis, indiavolato jazzista
non è ispirato a Louis Armstrong, come si è detto, ma a Louis
Prima, un jazz singer italo-americano (verere il filmato su You Tube)
che ha prestato la voce e il corpo snodabile allo scimmione dal pelo
rosso nel cartoon Disney. Le informazioni sono tratte da
Multiculturalism and
the Mouse – Race and Sex in Disney Entertainment di
Douglas Brode, scrittore e docente di cinema alla Syracuse
University.
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