Mariuccia Ciotta
Meryl Streep ha
dimenticato di dire a Emma Thompson e al mondo intero che Walt Disney
oltre a essere “un bigotto misogino antisemita” era anche figlio
illegittimo di una cameriera spagnola, un noto informatore dell'Fbi,
e che il suo corpo è “frozen”, ibernato per l'eternità.
Applausi gioiosi dei
salotti newyorkesi alle dichiarazioni anticonformiste dell'attrice,
chiamata dalla National Board of Review a consegnare i premi della
critica americana in una serata di gala dove per una volta la
protagonista non era lei, la diva 3 Oscar, anzi sì, perché le sue
accuse contro il papà di Mickey Mouse sono rimbalzate su rete e
prime pagine dei giornali, e cancellato i vincitori.
New York, 7 gennaio 2014.
Meryl Streep premia la protagonista di Saving
Mr Banks, il film di John Lee Hancock sulla
difficile trattativa di Walt Disney con Pamela Travers, autrice del
romanzo Mary Poppins ('34),
e, a sorpresa, “rilancia le accuse” contro l'ideatore dell'opera
a tecnica mista (live/cartoon) che nel '64 vinse 5 Oscar. Una bomba.
La fonte, dichiara Streep,
è Ward Kimball, uno dei “nine old men” (le più pregiate matite
dello Studio) secondo il quale “Disney non si fidava dei gatti e
delle donne”.
Mary Poppins |
Gli ebrei li ha aggiunti lei per sentito dire? Le buste paga Disney, infatti, erano zeppe di “nomi che sembrano usciti dal Levitico”, come disse ridendo il responsabile del merchandising Kay Kamen a un Walt incredulo di fronte alle voci sul suo presunto antisemitismo.
Streep deve aver fatto
confusione con le “rivelazioni” contenute nella libro di Marc
Eliot, Hollywood's Dark Prince
(1993), una raccolta di calunnie metropolitane all'ingrosso che ha
riempito le tasche dello scrittore specializzato in “biografie non
autorizzate”.
Ancora, a distanza di 20
anni, se ne parla nonostante le smentite non solo di Diane Disney
Miller, che ha redatto un dossier dettagliato sulle bugie di Eliot
(dopo indagini legali e inchieste sul campo), ma perfino del celebre
giornalista e storico Neal Gabler, autore di An
Empire of Their Own: How the Jews Invented Hollywood
('88) in cui insinuava l'idea di un Disney antisemita. Gabler ha
ritrattato e pubblicato, su incarico della major di Burbank, contro
il parere della figlia Diane (non l'ha mai perdonato), una nuova
biografia Walt Disney, The Triumph of the
American Imagination (2006), seguita a quella
storica di Bob Thomas.
Ormai non è più un
segreto, l'antisemitismo di Walt Disney è una fandonia, e basterebbe
la parola di Joe Grant (1908-2005), ebreo, “leggenda Disney”, con
Walt dal 1933, disegnatore di Biancaneve,
Fantasia, Pinocchio e di altri titoli
memorabili. Basterebbe anche l'elenco degli artisti jewish passati
negli Studios, citati in parte nel documento-risposta a Meryl Streep
della Disney Family Foundation, “In Defence of Walt Disney”.
Oppure il parere della Società ebraica anti-diffamazione Usa
interpellata dai documentaristi Richard e Katherine Greene per un
biopic: “Non abbiamo trovato nulla contro Walt Disney”, eppure
avevano cercato sulla scia velenosa di Eliot.
Meryl Streep parla di Disney |
Diane Disney Miller non
c'è più, se n'è andata il 19 novembre 2013, e le è stato
risparmiato l'ennesimo attacco alla memoria del padre che l'ha
spinta, tra l'altro, a realizzate il Museo di San Francisco,
biografia “vivente” di Walt Disney senza omissioni né censure e
dove si inanellano i giorni dello sciopero, le accuse di
atteggiamento anti-sindacale rivolte a Walt, i manifesti e i corti
anti-nazisti del periodo bellico con un Paperino vs Hitler.
Argomenti off-limit per la major.
Diane non c'è più ma i
film sono memoria e parlano.
Il Lupo cattivo dei Tre porcellini con la maschera da mercante ebreo |
Parla il Lupo cattivo dei
Tre porcellini, leit
motiv del New Deal, preso ancora una volta, oggi, come prova del
“razzismo” di Walt. Il Lupo nella versione originale indossava
una maschera da venditore di spazzole, stereotipo del commerciante
ebreo considerato inopportuno visto i tempi, era il 1933, l'anno di
F.D. Roosevelt ma anche quello di Hitler. Disney fece ridisegnare la
scena e abolì la maschera.
The Big Bad Wolf |
La prima versione fu
ripristinata nel 2001 in occasione dell'uscita del cofanetto dvd
Treasures Silly Symphonies.
Perché? Perché il Lupo travestito da mercante ebreo non era altro
che una figura del vaudeville amato da Walt bambino a Kansas City, e
di cui faceva parte anche Chaplin (che nella comunità ebraica è
ancora percepito come ebreo). In una delle più incantevoli silly
simphony, The Cookie
Carnival ('35), davanti a Miss Biscotto si
esibiscono, in una girandola di siparietti tipici del vaudeville, una
serie di coppie danzanti nel più puro stile yiddish.
The Cookie Carnival |
Il Lupo cattivo per
travestirsi da “buono” nei tre sequel che seguirono il successo
strepitoso dei Tre porcellini,
colonna sonora della Grande crisi (“Chi ha paura del Lupo cattivo?
Non certo noi!”) scarterà il mercante con barba e nasone e
indosserà le trecce di una fatina con i boccoli d'oro (The
Big Bad Wolf, '34), di una pastorella (Three
Little Wolves, '36) e di una sirenetta
(Practical Pig,
'39).
Tanto per ricordare
frammenti semiti a beneficio di tutte le Meryl Streep, Disney fondò
nel 1938 insieme ad altri indipendenti, contro lo strapotere della
major, la Society of Indipendent Motion Picture Producers, tra i soci
c'era un uomo dal nome inconfondibile, Samuel Goldwyn.
Il
gatto si chiama Cheshire Cat (Stregatto) e
scompare come voleva Lewis Carroll lasciando solo un sorriso nel
cartoon Alice nel paese delle meraviglie.
A dargli vita fu Ward Kimball. La donna si
chiama Mary Blair, artista Disney di prima fila, ideatrice dello
stile innovativo del cartoon lisergico uscito nel '51. L'abbinamento
gatto-donna non sarà stato un buon ricordo per il veterano entrato
nello Studio nel '34 e che si vide scavalcare dalla bella e giovane
Mary e dall'ondata di nuovi disegnatori provenienti da New York con
la pretesa di paghe più alte.
Stregatto |
“E' questo il vero
motivo dello sciopero degli Studios nel '41” sostiene Kimball che
ha lasciato una memoria su quei giorni drammatici, dove spiega il
perché, nonostante la rivalità con i più giovani, non aderì alla
rivolta contro Disney, incapace di capire che i tempi dei “miei
ragazzi” erano finiti, e che Burbank non era più la bottega di
Geppetto, ma una fabbrica da sindacalizzare.
Kimball non aderì allo
sciopero perché intendeva finire Dumbo,
che avrebbe salvato dalla bancarotta la Disney, occupata
dall'esercito degli Stati Uniti appena entrati in guerra (buona la
postazione militare nella San Ferdinando Valley).
Ward Kimball, impugnato da
Meryl Streep contro Disney, era vicinissimo a Walt e lo seguì,
insieme a Mary Blair, nel viaggio in Sudamerica, dove lo aveva
spedito il presidente F.D. Roosevelt come ambasciatore di pace e
promotore dell'alleanza contro l'Asse. E proprio a Mary Blair (e non
ai “pennelli storici” come Kimball), Walt affidò la
supervisione dei due film ispirati ai colori e ai sapori del Sud,
Saludos Amigos ('42) e
I tre caballeros
('44), modernità cromatica e sensualità “scandalosa” tra un
cartone, Paperino, e una donna in carne e ossa, Aurora Miranda.
“A Disney non piacevano
le donne”?
La risposta si potrebbe
girare ad Alice, prima protagonista del periodo muto, a Biancaneve,
Cenerentola e a tutto il pantheon disneyano, ma per tornare sulla
terra, chi sono le disegnatrici importanti degli anni Venti e Trenta?
L'unica che si ricordi, alla fine dei Trenta, è proprio Mary Blair,
studentessa della Chouinard Art Institute che Walt Disney
trasformerà nel California Institute of Arts (CalArts, 1961),
scuola d'arte interdisciplinare, dopo la fusione con il Conservatorio
Musicale di Los Angeles.
Mary Blair entrò negli Studios di Topolino nel 1939 e collaborò a Fantasia, Cenerentola, Peter Pan, e soprattutto a Alice in Wonderland.
A lei sono state dedicati
libri e mostre (prevista a marzo una retrospettiva dei suoi lavori al
Disney Museum di San Francisco) un dispiegamento mozzafiato di
acquarelli, disegni, sculture che hanno segnato l'animazione più
sperimentale e raffinata dell'ultima produzione disneyana. Suo il
padiglione It's a small world di
Disneyland, realizzato per l'Esposizione mondiale di New York ('64).
Mary Blair |
Mary Blair entrò negli Studios di Topolino nel 1939 e collaborò a Fantasia, Cenerentola, Peter Pan, e soprattutto a Alice in Wonderland.
It's a Small World |
Il vaso di Pandora
scoperchiato da Meryl Streep ha rimesso in circolo l'altra storiella
dell'Fbi, inutilmente smentita dall'agente Emmett McGaughey,
incaricato di istituire buone relazioni con varie personalità di
Hollywood e che lo aveva nominato, insieme a molti altri, “Agente
onorario”. McGaughey: “Walt Disney non era assolutamente una
spia, ma uno dei numerosi individui cui mi sono rivolto quando ero
alla ricerca di contatti a Los Angeles”. Altro “indizio”
registrato dalle cronache per avvalorare la tesi dell' “informatore”
è costituito dallo stralcio di una lettera di Edgar Hoover a Walt
Disney, pubblicata dal Los Angeles Times
dove si legge: “E' con piacere che possiamo concederle la sua vera
identità...”. La lettera del capo dell'Fbi era stata scritta a
Kansas City come ringraziamento a chi, durante un congresso, erano
state prese le impronte digitali, tecnica in via di sperimentazione.
Il testo completo della lettera: “Grazie per averci lasciato
dimostrare la nostra nuova tecnica di rilevamento delle impronte
digitali, adesso possiamo assicurarle la sua vera identità”. Amen. Diane Disney Miller mi
raccontò sorridendo che quando uscì Moon
Pilot (Un tipo lunatico, '62), dove si
prendeva in giro un agente dell'Fbi, l'Agenzia scrisse questa nota:
“Che cosa sta succedendo a Disney? Gli mandiamo un infiltrato?”.
“Io mi considero un vero
liberal”.
Ultima nota da liquidare
per mancanza di argomenti da parte dell'accusa, Walt Disney
repubblicano.
E' stato uno dei registi
più vicini a F.D.Roosevelt, Mickey Mouse è un simbolo del New Deal:
“Topolino diventerà la mascotte non ufficiale del popolo americano
costretto a fronteggiare tempi difficili. Il suo spirito allegro e
indomabile sarebbe presto diventato simbolo dello spirito di una
nazione che non avrebbe mai accettato una sconfitta, nemmeno di
fronte alla Depressione” (J.B. Kaufman, storico del cinema,
studioso disneyano).
La svolta politica porta
la data del 1941, anno dello sciopero a Burbank di inchiostratori e
animatori, che segnò un forte cambiamento nello Studios e spinse
Walt Elias Disney nel dopoguerra a fondare una sua etichetta
indipendente, la Wed, laboratorio sperimentale dove nasce, tra
l'altro, Mary Poppins.
Herbert Sorrell, sindacalista |
Maurice Rapf, sceneggiatore |
Infine, a chi non crede
una sola parola “In defence of Walt Disney”, c'è un solo fatto
facilmente verificabile all'indirizzo seguente: Forest Lawn Memorial
Park, Glendale, Los Angeles. 15 dicembre 1966, Walt Disney fu
cremato.
La tomba di Walt Disney, della moglie Lillian, della figlia Sharon e del marito di lei |
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